Quasi un terzo della Svizzera è coperto da boschi e boschetti. Tra il 1985 e il 2018, questi hanno conquistato una superficie supplementare di 589 km2 (+5%), che corrisponde quasi esattamente all’estensione del lago Lemano. Gli aumenti sono stati quasi esclusivamente nelle regioni di montagna, dove sugli alpeggi abbandonati sono cresciuti nuovamente alberi e dove si sta profilando anche un innalzamento del limite degli alberi scome risultato dei cambiamenti climatici.
Le cosiddette «superfici boscate» comprendono tutte le aree coperte da alberi e boschetti più grandi, con l’eccezione dei frutteti e del patrimonio arboreo nei parchi e nei giardini all’interno degli insediamenti. Nel 2018, le superfici boscate coprivano un totale di 13 134 km2 e quindi quasi un terzo (32%) della Svizzera.
La maggior parte delle superfici boscate, vale a dire l’88%, erano boschi in senso stretto, il resto erano boschi arbustivi (5%) e boschetti (7%; G34). I boschi sono grandi popolamenti chiusi o radi di alberi con un’altezza di almeno tre metri. Al contrario, i boschi arbustivi sono formati da alberi più piccoli e arbustivi come l’ontano verde, il pino mugo o alcune specie di salici. Si trovano esclusivamente nella regione alpina, spesso nella zona del limite del bosco. Infine, i boschetti includono siepi e piccoli gruppi di alberi, per esempio circondati da terreni coltivi o lungo le rive di corsi d’acqua o laghi.

Ampi boschi nel sud e nel Giura
Le regioni della Svizzera con più alberi sono il versante meridionale delle Alpi e l’Arco giurassiano (G35). In questi luoghi, nel 2018 le superfici boscate coprivano circa la metà della superficie totale. Sul versante settentrionale delle Alpi, i boschi e i boschetti coprivano circa un terzo del Paese, mentre nel Mittelland e nelle Alpi centrali circa un quarto.

A seconda dell’altitudine, delle caratteristiche del suolo, dell’utilizzo forestale ecc., localmente dominano tipi di bosco molto diversi tra loro: dagli umidi boschi alluvionali ai classici boschi di faggi e ai boschi di conifere sulle Alpi. Ad altitudini più basse, la quantità di spazio occupato dalle superfici boscate è determinata dal modo in cui l’uomo utilizza il suolo. Ad altitudini più elevate, invece, è di solito la natura che pone limiti all’espansione del bosco, sotto forma di limite del bosco dovuto al clima. In Svizzera, a seconda della posizione e dell’esposizione questo si situa approssimativamente tra 1800 e 2200 metri sul livello del mare.
Di recente le superfici boscate si diffondono
di nuovo più rapidamente
Per molti secoli, i boschi in Svizzera sono stati respinti. Lo scopo dei disboscamenti non era solo quello di aumentare la quantità di campi e pascoli, ma anche di ottenere legna da ardere, legname da costruzione e più tardi legname industriale. La tendenza si è invertita a metà del XIX secolo, quando la costruzione della ferrovia ha reso possibile importare grandi quantità di carbone fossile a buon mercato e quindi sostituire sempre più il legno come combustibile. Inoltre, nel 1876, dopo ripetute catastrofi causate da intemperie, la Confederazione emise un divieto di disboscamento e ordinò il rimboschimento su larga scala delle foreste di protezione nelle regioni di montagna. A tutt’oggi, la legge forestale richiede una compensazione per i disboscamenti, a condizione che gli alberi non siano cresciuti di recente, e tra le funzioni importanti della foresta elenca, oltre a quelle economiche e protettive, anche quelle sociali.
Il rimboschimento in Svizzera è continuato lentamente ma costantemente anche nel periodo tra il 1985 e il 2018, preso in esame dalla moderna statistica della superficie (G36). In totale, in questi tre decenni le superfici boscate si sono espanse di 589 km2, ovvero del 5%. Lo sviluppo è stato «a forma di U»: mentre tra il 1985 e il 1997 le superfici boscate sono cresciute in media di 23 km2 ogni anno, questo valore è sceso a 10 km2 nell’intervallo di osservazione successivo (1997–2009), per poi risalire a 22 km2 all’anno nel periodo più recente (2009–2018). Il fatto che le superfici boscate si siano espanse molto più lentamente tra il 1997 e il 2009 è probabilmente legato, tra le altre cose, ai nuovi pagamenti diretti introdotti in agricoltura nel 1999. Questo ha incentivato gli agricoltori a continuare a gestire gli alpeggi allora praticamente non più redditizi, invece di lasciarli cadere vittime dell’imboschimento strisciante. Come si vedrà tra un momento, a lungo termine l’imboschimento degli alpeggi è la ragione più importante per la crescita del bosco.

Aumento quasi solo alle alte quote
Tra il 1985 e il 2018, le superfici boscate si sono espanse soprattutto nelle Prealpi e nelle Alpi (G37). L’imboschimento è stato particolarmente pronunciato sul versante meridionale delle Alpi (Ticino, Val Mesolcina, Val Calanca), nella regione del Gottardo (Uri, Surselva, Goms) e in alcune parti del Basso Vallese. Nel complesso, vale quanto segue: più elevata è l’altitudine, maggiore è l’aumento percentuale delle superfici boscate negli ultimi decenni (G38). Nelle zone al di sopra dei 2000 metri sul livello del mare, cioè nella zona del limite del bosco, gli incrementi hanno raggiunto o addirittura superato un terzo. Al di sotto dei 1000 metri, invece, la quantità di superfici boscate è rimasta più o meno stabile.


Abbandono dei pascoli alpestri e innalzamento del limite degli alberi
L’espansione delle superfici boscate ad altitudini più elevate è in gran parte dovuta all’imboschimento degli alpeggi: se i prati e i pascoli non vengono più falciati regolarmente o utilizzati per pascolare il bestiame, vi crescono arbusti e cespugli, e in seguito si forma il bosco.
Oltre a questo processo, noto come «abbandono», negli ultimi decenni sono cresciuti anche alberi e boschetti su superfici che prima erano sempre state improduttive. Ciò potrebbe essere ricondotto ai cambiamenti climatici. La nuova crescita ad altitudini in cui in precedenza quasi nessun albero era in grado di sopravvivere spiega l’aumento percentuale particolarmente forte delle superfici boscate sopra i 2000 metri (cfr. sopra). Questo non significa altro che negli ultimi decenni il limite naturale degli alberi si è innalzato.
La ripartizione precisa mostra che tra il 1985 e il 2018 circa il 52% delle nuove superfici boscate è sorto su superfici precedentemente improduttive, il 29% su ex alpeggi e il 17% su superfici agricole (anch’esse per lo più ad altitudini elevate) nella superficie d’insediamento permanente (G39). L’alta percentuale di superfici improduttive è in molti casi il risultato dell’imboschimento delle superfici agricole. Quando un prato o un pascolo diventano bosco, all’inizio vi crescono piccoli arbusti e cespugli. Questo appare quindi temporaneamente nelle statistiche come «superficie improduttiva». Solo dopo che boschetti e alberi di dimensioni maggiori hanno attecchito la superficie è considerata «boscata». Una successione simile si verifica anche a seguito di colate detritiche o frane.

Dopo lunghi anni di calo,
indicazioni di un’inversione
di tendenza per i boschetti
Una forma speciale di superfici boscate sono i boschetti, che – come visto all’inizio del capitolo – includono siepi e gruppi individuali di alberi circondati da superfici agricole o improduttive. In contrasto con i boschi e i boschi arbustivi, tra il 1985 e il 2018 la superficie totale dei boschetti è diminuita piuttosto che aumentata (53 km2, ovvero –5%) (G40). Più della metà di queste perdite è da ricondurre all’imboschimento: nel tempo i boschetti hanno continuato a espandersi, fino a quando non sono infine venuti a crearsi boschi chiusi o boschi arbustivi. Al contrario, in molti luoghi anche i boschetti sono stati disboscati con lo scopo di impedire che sorgesse un bosco o di semplificare la gestione meccanica del suolo eliminando gli ostacoli. Il calo dei boschetti è una delle ragioni per cui il paesaggio rurale svizzero, una volta strutturalmente ricco, negli ultimi decenni in molti luoghi si è impoverito sia dal punto di vista estetico che di quello ecologico.

Tuttavia, uno sguardo più attento nel tempo mostra che la diminuzione dei boschetti ha interessato solo il periodo tra il 1985 e il 2009 (–93 km2) e che da allora le loro superfici sono nuovamente aumentate (+40 km2). Sebbene siano aumentati soprattutto i gruppi di alberi circondati da superfici agricole improduttive e alpeggi ad alta quota, i boschetti hanno recentemente riguadagnato un po’ di terreno anche tra i terreni coltivi nelle pianure. Una ragione di ciò è probabilmente il cosiddetto contributo alla biodiversità, uno strumento di pagamento diretto che compensa finanziariamente gli agricoltori per il mantenimento di siepi, boschetti in terreni aperti e lungo le rive di corsi d’acqua o laghi nonché radure.

I cambiamenti climatici costituiscono
una sfida per il bosco
In termini di superficie, il bosco svizzero ha resistito bene negli ultimi decenni. Anzi, come visto, è stato anche in grado di espandersi. La sua ampia protezione legale dovrebbe continuare a tutelare efficacemente le superfici boscate dalla crescente pressione insediativa anche in futuro. Tuttavia, il bosco nella sua forma attuale è minacciato da un altro lato, cioè dall’accumulo di periodi di siccità e canicola associati ai cambiamenti climatici. Negli ultimi anni, questi hanno già colpito gravemente alcune specie di alberi. In molti luoghi, le estati eccezionalmente secche del 2018 e del 2019 hanno causato in particolare la morte di un gran numero di abeti rossi e faggi e hanno indebolito il bosco, almeno a breve termine, rendendolo più suscettibile a malattie, parassiti e venti di tempesta. Tuttavia la statistica della superficie, in quanto statistica dell’utilizzazione del suolo, può fornire solo informazioni rudimentali sullo sviluppo della salute dei boschi I dati sulla salute dei boschi sono forniti in particolare dall’unità «Protezione delle foreste svizzere (WSS)» e dal programma di ricerca «Ricerca a lungo termine sugli ecosistemi forestali (LWF)», entrambi affiliati all’«Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL)». .